L'alfiere della morte

 Quel giorno pioveva a catinelle e non sapevo cosa fare, così chiamai i miei amici Andrea ed Emma. Visto che anche loro non sapevano cosa fare, fissammo un appuntamento poco dopo il tramonto al cimitero, dietro la cattedrale. Io mi incamminai quasi subito, non mi ero messo l’impermeabile e non avevo preso l’ombrello. Neanche un raggio di sole sarebbe riuscito a passare oltre quell’enorme e fitto banco di nuvole

A metà strada incontrai una ragazza a dir poco strana: aveva i capelli lunghi, lisci e sciolti, di un azzurro che mette paura soltanto a guardarlo, tra i quali teneva un fermaglio a forma di teschio. Gli occhi invece erano dello stesso colore dei capelli, il naso era la cosa meno singolare, era come quello delle dame del Settecento raffigurate nei quadri, mentre la bocca era sottile e ogni tanto ridacchiava.

Indossava una t-shirt viola coperta da una felpa nera con i contorni delle maniche e della zip gialli, dei jeans blu a vita alta e sneakers rosse. Sembrava un fantasma. Ad un certo punto mi mostrò uno strano ciondolo placcato d’oro, con uno smeraldo e un rubino. Disse:” Questa sarà la tua più grande disgrazia “, facendomi rabbrividire.  

Continuò: ”Diego, tu, ogni volta che trionferai, la tua vita rischierai”. A questo punto si aprì un buco tra le nuvole e lei sembrò sciogliersi e finire al centro della terra (quello che probabilmente successe).

Mi mancava il respiro dal terrore.

Arrivato al cimitero smise di piovere, i miei amici erano già là, in mezzo alle sepolture. Avevano aperto una tomba, Andrea esclamò: “Ho fatto tutto questo da solo, so che ti piacciono queste cose”. Lo interruppe Emma, dicendo: “ Lo abbiamo fatto insieme, di solito siamo noi in ritardo, vero Diego?”

Scendemmo dentro la tomba grazie ad alcune scale che comparvero dal nulla. Arrivati in fondo c'era una porta piena di catene, la aprimmo e trovammo una scacchiera gigante con tutte le pedine. Sempre dal nulla comparve una voce demoniaca: “Fatevi avanti, giocate contro di me”.  Esclamai: “Non vedo nessuno dall'altra parte della scacchiera”.

Rispose arrabbiato: “Ci sono! iniziate prima voi”.

Ci mettiamo d'accordo di muovere il pedone di due caselle davanti all’alfiere sinistro. Appena lo indicammo si spostò, il nostro avversario fece lo stesso; mi sembrava di essere dentro il film di Harry Potter.

Stabilimmo di muovere l’alfiere fino al numero massimo che potesse percorrere, il rivale mosse ancora il pedone, per poco non mangiò l’alfiere.

Mandai l’alfiere contro il re avversario, spaccò tutte le statue che aveva davanti e alla fine anche il re. Tutti e tre festeggiammo e urlammo in coro: “Evvai, evvai! Abbiamo vinto!”

All’improvviso ricomparve quella ragazza e con voce sghignazzante disse: “Nessuno può battere “colui che osserva!”

All’improvviso la statua del re si ricompose e l’alfiere si distrusse; svenni. Quando mi risvegliai ero avvolto dalla luce, e dissi: “Sono in paradiso?”

I miei amici risposero: “No, sei in ospedale”. Mi alzai dal letto e ballai festeggiando, poi sentii un colpo. Chiusi un attimo gli occhi e non mi svegliai sulla Terra…


Francesco Maggiolo 2A




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